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sabato 4 marzo 2017 (20:30)

TUBIS TRIO

Maciej Tubis – pianoforte

Paweł Puszczało – contrabbasso

Przemysław Pacan – batteria

Maciej Tubis Trio è una formazione proveniente dalle due città polacche (Łódź e Varsavia) e formatosi nel 2006. Adesso il gruppo è composto da Maciej Tubis al pianoforte, Paweł Puszczało (che ha sostituito Marcin Lamch) al contrabbasso e Przemysław Pacan alla batteria. Maciej Tubis Trio è uno dei nuovi gruppi polacchi più famosi al mondo, ma anche un vero e proprio collezionista delle recensioni molto lusinghiere. Il trio apparisce sui palcoscenici delle sale da concerti ed i club migliori d’Europa. Il loro album „Live in Luxembourg” è considerato dai critici uno dei cinque album jazz più importanti del mondo del 2009. Adesso, dopo quattro anni pieni di concerti, la pubblicazione di due album registrati dal vivo (comprendenti i brani originali di Maciej Tubis) ed il confronto con il pubblico dal tutto il mondo, i musicisti ritornano con il primo album in studio. Quest’autunno il trio presenterà il suo nuovo disco „The Truth”. Il nome di etichetta musicale non è ancora rivelato, ma si parla di una grande sorpresa legata all’Europa occidentale. “The Truth” è un racconto di vita – maturo a pieno di emozioni. Nei brani, attentamente “progettati”, in cui diversi generi musicali si intrecciano, i musicisti si concentrano sulla musica eseguita lasciando abbastanza spazio al racconto – conciso, ma colorato – ed alla sua morale. Come ha detto il pianista, Maciej Tubis, durante un’intervista: Il termine “jazz” limita e ci etichetta. Creiamo brani con temi melodiosi, ma le loro forme sono imprevedibili. Le polifonie che fanno pensare alla musica classica evolvono nelle figure ripetute (ostinato) provenienti dal rock. Ci ispiriamo ai tutti generi musicali, alle varie epoche, a volte anche alla musica pop… Secondo me, la cosa più importante è trasmettere emozioni. Ogni concerto è per me un’esperienza molto profonda. Sono felice di poter suonare dal vivo. Mi concentro solo sulla musica, mi lascio piena libertà, colgo la spontaneità dell’attimo. Il pubblico non resiste mai a questa atmosfera magica dell’incontro e reagisce sempre in modo molto vivace.

Cominciando con spericolato “Monday On My Way”, Maciej Tubis ha subito confermato quello che aveva detto. Infatti, ha imposto al pubblico il suo modo di raccontare la storia (ovviamente attraverso la musica) che, secondo alcuni, assomiglia la narrativa presentata dal notevole Esbjörn Svensson Trio. Per di più, ha mostrato la sua brillante tecnica strumentale, a volte paragonata a quella di Brad Mehldau. Tuttavia, ci bastava solo qualche brano per buttare via tutte queste comparazioni. Difatti, il livello della maestria pianistica, in particolare la capacità straordinaria di ombreggiare il suono (come, per esempio, nella ballad meravigliosa “It’s Beautiful Winter Out There”) oppure la mobilità della mano sinistra nella composizione raffinata “Tokio” ci fa pensare al genio di giganti del jazz, ma senza dubbio è un valore autonomo – facile da riconoscere perché pieno di stile individuale che sembra inimitabile. La situazione è simile per quanto riguarda le composizioni. Attraversamenti dei confini tra i generi musicali – le parti irrinunciabili dell’architettura di brano – si basano sulle regole molto precise dell’idea generale del compositore. Tant’è vero che Maciej Tubis, il compositore, ha il talento eccezionale per creare le linee melodiche, i cui frammenti restano nella nostra memoria, come per esempio il tema di “Diminished World”, però sicuramente non sono melodie semplici o banali. È piuttosto una “chiave” che permette ad ascoltatore di comprendere la struttura armonica molto complessa, i cambi di tempo, sperimenti legati all’orchestrazione, cioè lo scambio del ruolo predominante tra il pianoforte e il contrabbasso. L’interplay perfetto tra questi due strumenti, con il supporto del batterista che suonava in modo intensivo e attente, permetteva di godere d’apertura delle parti successive dei brani. L’ispirazione reciproca tra i musicisti conduce la composizione a direzioni diversi. Poi – tutti ritornano per un attimo al tema e, in seguito, cominciano un’altra improvvisazione collettiva. Una cosa caratteristica è la mancanza degli assolo del contrabbasso e della batteria in senso classico. Tuttavia, sono numerosi gli “assolo” di uno strumento ma in queste parti sono coinvolti tutti membri del gruppo. In qualche modo questo non crea la confusione estetica, anzi, affascina l’ordine armonico e disciplina straordinaria degli artisti. Questo confermano i tre primi brani della seconda parte del concerto, ad eccezione di virtuoso “spettacolo” solistico di fenomenale Paweł Puszczało in “Augmented Reality”, ma anche questo assolo era appoggiato ai riff messi dal pianista e il ritmo rockeggiante presentato dal batterista meraviglioso – Przemysław Pacan. Dopo aver suonato le composizioni preparati per l’album “The Truth”, Maciej Tubis è tornato alla sua prima composizione, cioè la bella e intima “Retrospekcja”, che finora si trova su ogni album inciso dal gruppo. E di nuovo si poteva godere del pianoforte incredibile e delicato come un tocco di farfalla. Poi – „Karate” e ancora una volta si può notare la caratteristica dominante delle composizioni di Maciej Tubis – la creazione organica delle strutture jazzistiche, conforme alla definizione contemporanea  del termine “jazz”. Anche se questi “viaggi” tra i generi musicali sono un elemento irrinunciabile di ogni composizione, le arricchiscono dal punto di vista ritmico. Il ritmo ci quasi fa ballare, o almeno battere i piedi (durante “Karate” il pubblico ha cominciato a battere le mani a questo ritmo ipnotico!). E se parliamo del ritmo ballabile, questo è un altro elemento attraverso il quale Maciej Tubis torna alle radici del jazz, non smettendo di realizzare tutti principi della musica contemporanea sincopata. Dopo spericolato “Karate”, abbiamo sentito un brano molto intimo “Alter Ego”. È una ballad in cui  si conferma il livello più che magnifico del pianismo di Maciej Tubis. L’uso di vasta gamma di colori, l’ombreggiatura molto precisa del suono e suoni luccicanti degli arpeggi incredibili – tutto quello sembra un sogno realizzato di un pianista perfetto… “Triceratops”, una hit, finisce questo concerto magico, pieno di musica così bella, ricca, perfetta e la performance così virtuosa, che gli auguri  di grande carriera mondiale sembrano banali. L’album, previsto per l’autunno, sicuramente susciterà l’attenzione del tutto il mondo e il nome di Maciej Tubis di nuovo diventerà importante nel mondo  del jazz – senza connotazioni inutili! Perché Maciej Tubis è Maciej Tubis… e basta! “Tokio”, ripetuto durante il bis, è stato una vera esplosione con fragoroso applauso alla fine. Ma proprio così finiscono i concerti magnifici come questo!